Isacco Emiliani è un fotografo e filmmaker freelance, il cui lavoro è orientato alla sostenibilità, alla tutela e alla conservazione della natura.
Dall’Artico fino alle foreste Equatoriali, passando dalle Foreste Casentinesi, immortala la natura, le sue meraviglie e le sue ferite, per trasmettere una conoscenza profonda ed empatica.
Emiliani ha vinto numerosi premi e collabora con enti e scuole, tra cui il Jane Goodall Institute, e il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, con il quale fa workshop fotografici immersivi in contesti naturali. Con 3B Meteo, poi, realizza documentari sul riscaldamento globale.
Isacco parlaci di te, quando è iniziata la tua passione per la fotografia?
Sono nato nelle campagne di Faenza e ben presto mi sono appassionato alla fotografia, all’ambiente e ai video. Quando mio nonno mi regalò una vecchia macchina fotografica di mio zio Angelo iniziò un viaggio, con la voglia di raccontare la natura e le profonde radici che legano i popoli ad un territorio.
Tutti i miei lavori si basano su progetti artistici a lungo termine, con un approfondimento dedicato alle sfide ambientali del nostro tempo.
Con tuo nonno hai realizzato un libro?
Sì, mio nonno ed io per sette anni abbiamo camminato nei boschi, soprattutto di notte. Mio nonno come guida mentre io fotografavo alberi monumentali. Scegliemmo la notte perché è un momento misterioso, nel quale gli alberi appaiono ancora più maestosi.
In sette anni abbiamo raccolto tante meravigliose foto. Così nel 2022 è uscito Ottantuno (ed. Nutsforlife), libro d’arte in serie limitata di 501 copie, con la prefazione proprio di Jane Goodall.
Le foto degli alberi in notturna vogliono riportare al profondo legame tra uomo e albero, la nostra ricerca di radici, il nostro disperato bisogno della foresta, la nostra somiglianza, ed è un tributo a mio nonno che per me è stato come un albero monumentale e mi ha insegnato il rispetto per la natura.
In più foto ritraggo le mani rugose di mio nonno che si confondono con le cortecce d’albero. Ottantuno luoghi in cui risiedono gli alberi ritratti, come ottantuno gli anni di mio nonno.
Ti sei molto concentrato anche sulle regioni artiche..
Sí, dal 2016 ho creato un progetto indipendente dal nome Arctic Visions, una collana composta da più collezioni per raccontare le regioni artiche (White Finland, 2017; Prehistoric Norway, 2018; Native Alaska, 2019; No Man’s Land Svalbard, 2020; Lost in Grønland, 2023).
L’obiettivo è quello di sensibilizzare con le immagini la grande bellezza e fragilità di queste terre. In questi luoghi al confine del mondo ci sono tornato anche per girare documentari per 3B Meteo , filmando lo scioglimento e il crollo dei ghiacciai. Il ghiacciaio Eqi Glacier in Groenlandia, ad esempio è una delle aree più colpite dal riscaldamento globale. Vedi letteralmente la roccia che si scioglie.
Ho stretto legami anche con la gente del posto e compreso la loro cultura. Fotografare non è “rubare” immagini, ma entrare in contatto e in sintonia con la cultura e la natura del luogo.
Che tecniche usi nelle foto?
Mi piace sperimentare tecniche diverse. Ad esempio nell’ultima collezione di Arctic Visions, ho scattato le immagini di Lost in Gronland, sovraesponendole quasi sempre, proprio per cercare di dare la sensazione allo spettatore della luce costante che troviamo tra aprile e giugno tra il 70° e il 74° parallelo. La luce del sole si riflette sul ghiaccio, ci fa perdere i confini e ci fa perdere di vista tutti i riferimenti ai quali siamo abituati.
Per rafforzare questo messaggio, con tipografia Altedo, sono state stampate in pantone argento per restituire proprio quell’elemento sovraesposto con tutta la sua forza. Le foto sono raccolte in un cofanetto con la forma di un iceberg.
Ottantuno invece è un libro dove il colore nero è parte centrale dell’immagine e solo con una torcia e di notte vedremo gli alberi brillare come stelle proprio per restituire quella sensazione che ha accompagnato i nostri cammini.
I miei libri e raccolte fotografiche sono pezzi unici, di numero limitato, artigianali, anche per dare il senso del limite delle risorse.
Il prossimo progetto al quale collaborerai?
Con 3B Meteo, saremo in Amazzonia, dal 3 al 20 novembre guidati da Emanuela Evangelista, biologa Italiana che da anni si batte per tutelare la foresta amazzonica e le popolazioni indigene.
Queste terre, dove risiede la più grande foresta tropicale della terra, giocano un ruolo chiave per l’equilibrio climatico dell’intero pianeta.
Racconteremo la mano dell’uomo e gli effetti del riscaldamento globale che stanno accelerando la sempre più marcata riduzione della foresta pluviale e della sua biodiversità.
L’obiettivo è di testimoniare, attraverso potenti immagini, il doloroso contrasto tra la foresta vergine e i terreni disboscati, incontrando non solo chi si occupa del problema ma anche chi è costretto a conviverci, come le tribù indigene che vivono in armonia con la foresta e la cui sopravvivenza anche culturale dipende da questa.