Il documentario “Sangro Chimica 1971-1976” è stato prodotto dall’associazione culturale L’AltrItalia, in collaborazione con la Fondazione PescarAbruzzo e realizzato dal regista Enzo Francesco Testa.
Una dedica alla lotta popolare contro l’installazione di una raffineria da parte della società Sangro Chimica, nella Val di Sangro, in Abruzzo.
Può definirsi la “madre” di tutte le battaglie ambientali in Abruzzo: il documentario parte da un’indagine storica e antropologica e racconta una storia ancora attuale.
Ne parliamo con Gianna Di Donato e Marcello d’Ovidio dell’associazione culturale L’Altritalia di Lanciano e con il regista Enzo Francesco Testa.
Perché avete scelto di raccontare questo episodio?
Perché fu una delle più prime e più grandi manifestazioni della forza e della capacità partecipativa della cittadinanza, per la tutela del proprio territorio.
La Val di Sangro degli anni Settanta era un’area sfiorata appena dall’industrializzazione. La reazione solida e partecipata della popolazione fu un fatto storico quasi unico, per la sua tenuta e determinazione, rispetto a quanto accaduto in altre aree del paese interessate da impianti petrolchimici, che sostanzialmente non trovarono resistenza.
L’insediamento non si realizzò per motivi diversi, ma l’apporto della popolazione, la sua costanza anche dopo il rifiuto, la sua fermezza di fronte alle promesse di “migliaia di posti di lavoro” fu determinante.
Quali sono le scelte stilistiche in questo documentario?
La scelta è stata quella di ricreare, attraverso filmati originali d’epoca, l’atmosfera del tempo e consentire un grande coinvolgimento da parte del pubblico. Ogni inquadratura è stata studiata per guidare lo sguardo dello spettatore e trasmettere le emozioni giuste.
Le animazioni e le grafiche hanno permesso di visualizzare concetti complessi in modo chiaro. La narrazione da parte di testimoni del tempo ha consentito un racconto coinvolgente per appassionare anche le nuove generazioni, i ragazzi e le ragazze che sono i futuri depositari della memoria.
Cosa fa l’associazione culturale l’AltrItalia?
Ci occupiamo in particolare di ricerca storica, organizziamo presentazioni di libri, mostre, convegni, spettacoli teatrali e diversi documentari dedicati alla valorizzazione e alla memoria della storia locale. Abbiamo scelto di realizzare questo documentario per aiutare a risvegliare le coscienze, e riaccendere quelle scintille sopite, ad attivarci con più energia per i problemi attuali.
Come L’AltrItalia vi occupate anche di problemi ambientali?
Siamo stati tra le tante associazioni che dal 2013 al 2016 si sono opposte con successo alla possibilità di installare una piattaforma petrolifera al largo delle coste abruzzesi, il cosiddetto progetto Ombrina Mare. Abbiamo organizzato manifestazioni popolari importanti e abbiamo vinto. Nel 2011 abbiamo partecipato al referendum SÌ per l’Acqua Pubblica Bene Comune.
Ora ci sono altri progetti fossili che incombono, come la centrale di compressione a Sulmona che serve il lungo metanodotto Linea Adriatica, ancora in costruzione. Non si può abbassare la guardia.
Solo nel territorio abruzzese sono già state eseguite 550 perforazioni di pozzi sul territorio ed oltre 100 sul mare. Per questo serve tenere alta la coscienza civica e la ricerca storica può aiutare.
È questo il messaggio che vogliamo far passare con questo documentario. Se ci sono riusciti 50 anni fa, ancora di più oggi dobbiamo impedire progetti devastanti per l’ambiente.
Dove avete proiettato il documentario e come si può vedere?
La prima è stata proiettata a Pescara a giugno 2024, a Lanciano e in diversi comuni del territorio, ma siamo interessati a portarlo altrove, soprattutto nei luoghi che lottano contro impianti inquinanti e ingiustizie ambientali. Si può vedere il trailer sulla nostra pagina Facebook.
Immagine di copertina: still del documentario