Le proteste dei trattori, tra il dicembre 2023 e la fine di febbraio 2024, hanno coinvolto vari Paesi europei, con una serie di cortei portati avanti da agricoltori spesso alla guida di questi mezzi, per opporsi ad alcune misure legislative introdotte dall’Unione Europea all’interno del pacchetto del Green Deal.
Anche in Italia sono avvenute manifestazioni che criticavano le politiche agricole europee e alcune norme italiane, tra cui il taglio delle agevolazioni IRPEF ma anche la concorrenza sleale causata dalle importazioni e le difficoltà strutturali del settore agricolo.
Queste proteste sono state ampiamente riprese dai media e commentate dai politici, spesso in modo fuorviante.
L’Osservatorio di Pavia e Greenpeace lo scorso ottobre hanno pubblicato un report, “La marcia dei trattori e le politiche green. Un’analisi delle narrative contro l’azione climatica nei media tradizionali italiani”, che approfondisce il racconto giornalistico di queste proteste.
Lo studio ha preso in considerazione tutti i telegiornali trasmessi in prima fascia nei mesi di gennaio e febbraio 2024 dai 7 canali della Tv generalista (Rai, Mediaset, La7) e tutte le edizioni dei cinque quotidiani più diffusi (Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, Avvenire, Il Sole 24 ore).
I ricercatori hanno analizzato le modalità di narrazione di questi media verso le manifestazioni, utilizzando le chiavi di ricerca “agric*” e “trattor*”.
Il report sottolinea come le misure economiche e normative derivanti dalle politiche europee e dalle leggi nazionali abbiano causato le protesta degli agricoltori.
Per esempio, le difficoltà burocratiche per ottenere i fondi europei o la concorrenza sleale causata dagli accordi di libero scambio. Rilevante inoltre il mancato rinnovo della detassazione IRPEF sui redditi agricoli e gli eccessivi costi di produzione.
Tutte richieste a prima vista distanti dalle questioni climatiche ma che invece la narrazione mediatica accosta ad esse, costruendo una dicotomia tra misure per l’ambiente e richieste del mondo agricolo.
In pratica, le complesse ed eterogenee richieste degli agricoltori vengono dai media ridotte e riassunte nella contrapposizione al Green Deal e alle misure per contrastare la crisi climatica, creando una narrazione di agricoltori che resistono alle politiche green.
Nello specifico, il report individua sette tipi di narrative ricorrenti attorno alle manifestazioni degli agricoltori.
- Quella principale dipinge l’Unione Europea come “cattiva-incapace” poiché tramite il Green Deal e le direttive per proteggere l’ambiente impone dall’alto delle leggi che “distruggono” il settore agricolo, decise da un’entità politica “incapace” e “inefficace”.
- In secondo luogo, l’Europa viene accusata di agire seguendo i dettami di un “ambientalismo ideologico” che cala dall’alto regolamenti inattuabili nella pratica.
- Inoltre, i manifestanti criticano i costi della transizione, sottolineando che per perseguire la sostenibilità ambientale si metterebbe a rischio la sopravvivenza del settore agricolo e i ricavi economici.
Oltre a queste narrative ricorrenti, gli agricoltori italiani presentano il racconto dei “contadini custodi della terra” vicini all’ambiente al contrario dei politici o degli ambientalisti.
A ciò si lega la dicotomia tradizione-innovazione, con gli agricoltori difensori della tipicità e naturalità dei prodotti contro i burocrati dell’Unione europea che propongono “cibo sintetico“, come la carne coltivata, e prodotti distanti dalla tradizione agroalimentare italiana.
Infine, è presente la narrativa del protezionismo e della tutela della sovranità alimentare, in opposizione ai cibi che arrivano dall’estero e non devono rispettare dei rigidi standard produttivi.
In conclusione, il report osserva che nel racconto giornalistico si dedica ampio spazio alle ragioni degli agricoltori, ma sono presenti poche voci che spiegano il contesto e la complessità delle misure ambientali e agricole europee.
Infatti tra le voci più visibili emergono quelle di chi dipinge le proteste come uno scontro tra agricoltori e Ue, tra ragioni economiche e sociali del comparto agricolo e misure ambientali imposte dall’alto a cui i contadini dovrebbero reagire.
Per arrivare infine ad un processo di costruzione del nemico in cui le politiche dell’Unione Europea e le sue istituzioni rappresentano dei tecnocrati incapaci e lontani dalla concretezza delle realtà agricola.
Spesso nei media, come osserva il report, manca un contraltare che spieghi ai lettori la complessità e le sfaccettature di molte misure, che non sempre impongono restrizioni e limiti, ma a volte cercano di promuovere politiche per sostenere l’agricoltura e contrastare la crisi climatica.