Lavorare “con” e non “contro”: intervista a Emanuela Celauro

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Lavorare “con” e non “contro”. Partiamo da qui, da queste parole che Emanuela Celauro (nota anche come Manugea) aveva già condiviso con noi qualche mese fa, durante una prima ricca chiacchierata sulla sua attività di comunicazione e tutela ambientale nella Val Bormida.

Ritroviamo Emanuela con la stessa passione e tanti nuovi progetti per il territorio. La sua è un’azione volontaria per la salvaguardia della natura, delle risorse e del legame che l’essere umano ha con la Terra.

«Lo storico Paul Veyne ci dice che i grandi stravolgimenti sono semplici come i movimenti di chi si gira nel letto dormendo», commenta Emanuela. È con questo approccio di accoglienza e di inclusione verso i suoi interlocutori che vuole produrre semplici “stravolgimenti”.

Riprende le considerazioni del sociologo e antropologo Bruno Latour, per cui «abbiamo la possibilità di fare una rivoluzione, proprio come ai tempi di Galileo». Una sfida che porta un messaggio positivo: è immergendoci nelle controversie, lavorando in sinergia con il mondo della politica, delle scienze e delle tecnologie, che però devono essere modeste e non sopra tutto, che possano comporre la vera modernità basata su una rivoluzione ecologica.

Emanuela Celauro si occupa di questo. Racconta il territorio facendo rete e collaborando con le realtà locali. Come Delegata FAI (Fondo Ambiente Italiano) per la Delegazione di Alessandria, sta supportando la candidatura proposta dal Comitato Acqua e Terra per rendere “La Valle Bormida e il suo fiumeLuogo del Cuore. 

La candidatura ha l’obiettivo di restituire al territorio un patrimonio, un luogo in cui identificarsi. In caso di vittoria, seguirà un progetto pilota di monitoraggio delle acque e delle terre circostanti con un modello che possa essere replicato. Lo studio è già avviato in collaborazione con geologi e altre figure professionali che si stanno occupando di stilare uno schema di start-up.

L’approccio è proprio quello del pensare locale per agire globale. Una dimensione locale che tuttavia nasce già da una riflessione più ampia: se parliamo di Bormida, infatti, parliamo di un fiume lungo 180 km che attraversa due regioni e tante province.

Per questa ragione è importante ragionare in maniera olistica: «Il territorio è esteso e dobbiamo incoraggiare sinergie. Parliamo con le guide ambientali, con esperti, associazioni. Ragioniamo proprio sul “come” creare queste sinergie e organizziamo incontri pubblici per discuterne e ingaggiare i cosiddetti portatori di interesse. Fare territorio per me significa questo».

Il voto è esprimibile sia online che in forma cartacea fino al 10 aprile 2025, con una particolare attenzione rivolta alle scuole. “Ho votato la Valle Bormida…” è l’incipit del tormentone social che si intende creare con il coinvolgimento dei ragazzi e delle ragazze delle scuole. È inoltre a disposizione un kit di comunicazione per la diffusione della candidatura.

Emanuela ricerca questa sinergia in ogni sua attività legata alle tematiche dell’ecologia e del territorio. Attualmente sta seguendo un percorso per diventare guida ambientale e poter integrare ulteriore conoscenza alla sua passione per le camminate.

«Un grande successo è stata la riapertura della Strada Franca del Monferrato, ad opera di Devis Zamburlin in collaborazione con dieci Comuni (e in futuro altri ancora). Si tratta di un antico cammino di 125 km, da Acqui Terme a Casale Monferrato. Percorribile a piedi o in bicicletta, si attraversa e si vive la Bormida, con occasioni di racconto del territorio straordinarie. Abbiamo deciso di farlo lanciando l’hashtag #questocamminoesiste».

Emanuela ci invita a fare attenzione a due aspetti. Per prima cosa, ci chiede di notare i dettagli. Per esempio, durante una delle sue camminate, ci racconta la meraviglia di un signore nell’odorare della legna che stava ardendo in un camino e il cui aroma veniva trasportato dal vento: «Ho visto una luce negli occhi che ha richiamato un senso di appartenenza». È da questo dettaglio, dal legame verso la natura, che dobbiamo ricercare la vera modernità che si trova nelle istanze dell’ecologia.

Il secondo invito è quello di non abbandonare l’apprendimento e l’utilizzo di un vero linguaggio popolare, che poggia sulla storia e sulla cultura: «Se sento l’odore della legna, magari riesco anche a dirti l’essenza e la tipologia di legno: questo vuol dire comporre, radicarsi, fare Patrimonio, essere Patrimonio».