“Pronti e Resilienti”, una cittadinanza attiva contro la crisi climatica

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Pronti e Resilienti. Dalla Protezione Civile alla Resilienza Civile è un libro che riflette sul ruolo del Dipartimento di Protezione Civile in Italia, non solo efficiente nel gestire le emergenze che incombono sul nostro territorio ma anche fautore di una comunicazione per la prevenzione dei rischi, per un passaggio di consegne verso una cittadinanza attiva e pronta alle sfide che la crisi climatica mette di fronte.

Abbiamo parlato con l’autore Gaetano Russo Truglio, per approfondire alcune tematiche cruciali che l’opera mette in luce.

Quanto la tecnologia può influenzare la presa di responsabilità nei cittadini per la lotta ai cambiamenti climatici?

La tecnologia è parte integrante della nostra società e permette di realizzare azioni di cittadinanza consapevole. Internet svolge un ruolo estremamente importante: negli anni più recenti di questo millennio e dopo la pandemia si è andata a definire una coscienza collettiva che può portarci, come afferma Edgar Morin, verso una “comunità di destino”, unica e interconnessa, coesa in una lotta verso scopi comuni. L’evidenza però ci dice che siamo ancora lontani da questa prospettiva, a causa di una decadenza culturale e di una scarsa consapevolezza ambientale. Si vanno così a sgretolare questi ideali di impegno collettivo per la salvaguardia dell’ambiente, nonostante la tecnologia resti uno strumento per indicarci a quali sfide andiamo incontro.

Come leggiamo nell’introduzione del libro, l’intelligenza artificiale può essere un valido strumento per prevenire calamità naturali.

Esatto, è uno strumento che ha due valenze: la comunicazione dei rischi e la prevenzione degli stessi. L’attività di prevenzione migliore è l’autodifesa, che si costruisce con il radicamento della consapevolezza dei rischi sul territorio.

Questo è fattibile attraverso una messa in rete dei dati: i vari enti di competenza dovrebbero interloquire maggiormente, con l’ambizione di sviluppare possibili scenari di rischio e creare progetti innovativi anche in collaborazione con realtà private.

L’intelligenza artificiale ci dà inoltre la possibilità di comunicare i rischi a tutti i cittadini che desiderano essere informati circa i pericoli che incombono sul loro territorio.

Durante il Premio AICA 2024 e rifacendomi all’alluvione che ha coinvolto il basso Piemonte del 1994, ho portato un semplice esempio di quanto questo tipo di tecnologia possa essere efficace. Immaginiamo di chiedere all’intelligenza artificiale: “Considerato il bacino idrografico del Tanaro e 500 millimetri di pioggia, quali sarebbero le aree di esondazione? Creami un rendering”. In questo modo è possibile capire se ci saranno strade o abitazioni allagate nell’area coinvolta. Si tratta di un’operazione tanto semplice che può essere applicata in collaborazione con i volontari stessi di Protezione Civile per comunicare i rischi e comprende le aree maggiormente esposte ad essi.

Questa è un’informazione altamente sensibile e un’idea innovativa di comunicazione, per far fronte alle responsabilità, approcciandosi con dati precisi alle Amministrazioni Pubbliche. Solo in questo si possono portare all’applicazione e alla conoscenza collettiva i Piani di Protezione Civile dei Comuni, cioè modelli di intervento predisposti in caso di emergenza.

L’atto di proteggere la società civile come può attivare un passaggio di testimone che rende il cittadino attivo e quindi rispettoso dell’ambiente? Qual è il meccanismo comunicativo che si deve mettere in atto?

Il Dipartimento nazionale di Protezione Civile investe ogni anno mezzi e risorse umane per la campagna Io non Rischio. Si tratta di un progetto di sensibilizzazione che si sviluppa ogni anno nelle piazze italiane nel mese di ottobre per comunicare alla cittadinanza i rischi derivanti da calamità naturali e il loro ruolo attivo nell’affrontarli e prevenirli.

Abbiamo inoltre attivato la campagna Pronti all’Azione (vincitrice del Premio AICA 2024), con l’ambizione di portare i singoli individui ad essere proattivi e informati verso possibili esposizioni ai rischi.

Allo stesso modo anche la SERR persegue gli stessi obiettivi, sensibilizzando imprese, istituzioni e cittadini verso una presa di coscienza nell’atto della riduzione dei rifiuti.

L’impatto concreto di queste campagne sulla popolazione purtroppo però, dal mio punto di vista, è irrisorio. Come fare dunque? Portare le persone a porsi delle domande e a darsi delle risposte può essere un meccanismo innovativo per sensibilizzare su queste dinamiche. Questo può portare alla luce tutti i deficit di resilienza che insistono sulla società, non solo legati ad eventi come alluvioni, terremoti, incendi o emergenza rifiuti, ma anche legati alla mancata istruzione, a disuguaglianze economiche e di accesso ai servizi, ad esempio.

L’essere umano è più propenso ad agire per un problema imminente ed urgente, c’è sempre una difficoltà di fondo a mettere in atto comportamenti di prevenzione…

Sono d’accordo, prendendo atto di questa propensione è importante fare leva sulla comunicazione per la prevenzione del rischio, soprattutto per quella parte di società in cui la sensibilità verso le questioni ambientali continua ad essere scarsa e deve essere incrementata. Questo è possibile attraverso una maggiore informazione sul tema della gestione dei rifiuti, delle fonti di inquinamento, insieme a buone pratiche di economia circolare.