CTS AGIRE, un’alleanza per mitigare i rischi idrogeologici

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Nell’Emilia Romagna sconvolta dagli eventi alluvionali del 2023 e 2024, è nato il Coordinamento Tecnico Scientifico AGIRE – Alleanza per la Gestione Integrata del Rischio idrogeologico, un’associazione di esperti che si occupa di gestione dei fiumi.

Intervistiamo uno dei fondatori, Fabrizio Ballardini, ingegnere romagnolo che nutre profondo interesse verso la meteorologia e la comprensione dei cambiamenti climatici.

Che cos’è CTS AGIRE e come mai avete deciso di creare questo coordinamento?

Con Francesco Bonoli, anch’esso ingegnere romagnolo, nel settembre 2024 abbiamo sentito l’esigenza di fare qualcosa in più per la nostra terra. Eravamo stanchi di vedere gente che si incolpava a vicenda, esperti completamente ignorati e tante voci sovrapposte che portavano solo confusione.

Abbiamo per questo costruito un gruppo di ventuno professionisti e accademici di diverse discipline inerenti allo studio del rischio idrogeologico. Meteorologi, climatologi, ingegneri idraulici, ecologi, urbanisti, pianificatori territoriali, forestali, sociologi, in collaborazione con agronomi, geologi, esperti di comunicazione: tutti con la volontà di offrire un contributo concreto per superare l’approccio emergenziale, pianificare e progettare in anticipo e ripristinare gli equilibri naturali dei corsi d’acqua, come ci chiede anche la Nature Restoration Law.

A livello di sensibilità generale, quale è la percezione attuale della “sicurezza” idraulica? È possibile “mettere in sicurezza totale un fiume”?

Esiste un pericoloso equivoco: molti cittadini credono che sia possibile raggiungere una sicurezza totale attraverso interventi strutturali come argini più alti o pulizie fluviali.

La realtà è più complessa: il rischio zero purtroppo non esiste, ma possiamo gestirlo in modo intelligente restituendo spazio ai fiumi nei punti dove è possibile, invece di combatterli come se fossero un nemico. Ci dimentichiamo spesso che senza fiumi non esisterebbe vita su questa Terra.

All’atto pratico, il sistema attuale soprattutto nei tratti arginati della Romagna, è totalmente dipendente dalla manutenzione. Motivo per cui va riprogettato il territorio per risolvere definitivamente questa dipendenza e fare in modo che il rischio diminuisca ad un livello accettabile per la popolazione.

Perché sempre più comitati chiedono (e ottengono) il taglio degli alberi lungo i fiumi?

La richiesta di taglio degli alberi nasce da una comprensibile ma errata percezione: vedere un fiume pulito dà un senso di sicurezza. In realtà, soprattutto in montagna e collina, rimuovere la vegetazione trasforma i corsi d’acqua in scivoli che accelerano le piene verso valle, aumentando il rischio per i centri abitati.

Ciò nonostante, al momento fare manutenzione selettiva rischia di generare lamentele, oltre ad essere più complicato in fase di esecuzione, allora si pulisce ovunque per rendersi accondiscendenti.

Quello che sta succedendo in Val di Zena, ad esempio, ha dell’inverosimile. Stanno tagliando tutto, trasformando le valli montane e l’alveo del fiume in una pista che porterà la piena a valle con potenziali danni devastanti nelle zone di pianura.

Quale è la vostra modalità di azione e sensibilizzazione?

Il nostro metodo si basa su tre pilastri, in primis l’ascolto attivo. Prima di elaborare strategie, AGIRE si impegna a comprendere a fondo le preoccupazioni e le esperienze delle comunità locali.

Poi collaborazione interdisciplinare, unendo esperti di vari settori, AGIRE mira a sviluppare soluzioni olistiche che considerino tutti gli aspetti del problema.

Infine un’azione integrata: l’alleanza si propone di lavorare in stretta sinergia con istituzioni e cittadini per implementare soluzioni efficaci e condivise.

In queste prime settimane, abbiamo creato la nostra pagina Facebook pubblicando una media di 2/3 post al giorno. Abbiamo inoltre lanciato un programma che si chiama Back To Basics per formare la popolazione sulle discipline inerenti al rischio idrogeologico come Meteorologia o Idrologia.

Abbiamo eseguito due sopralluoghi tecnici in Val di Zena e sul Fiume Lamone. Importante inoltre l’implementazione di iniziative divulgative con le amministrazioni comunali e con la popolazione.

L’obiettivo dell’Alleanza è dunque portare l’Emilia Romagna a gestire il rischio idrogeologico e tutelare l’equilibrio degli ecosistemi fluviali, superando definitivamente l’approccio emergenziale. Potrebbe essere un virtuoso esempio per altre regioni.

Ci siamo occupati di comunicazione della prevenzione dei rischi nell'ultima edizione del Premio AICA, scopri di più sulla pagina dedicata.