Disastri ambientali e cambiamento climatico: gli incendi in California

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Il 2024 si conferma come l’anno più caldo di sempre, con un record rubato al 2023. Terribili incendi hanno poi aperto il 2025, colpendo la California e in particolare la città di Los Angeles e Santa Monica.

I tre roghi principali hanno devastato una porzione di territorio pari a 155 km2, con oltre 10.000 le strutture distrutte. Le vittime sono 26 mentre le persone messe in allarme sono circa 13 milioni. Secondo una stima della società di previsioni meteorologiche AccuWeather i danni provocati sarebbero quantificabili in 250 miliardi di dollari.

Riguardo le possibili cause di tali disastri ambientali, aumentati per numero e frequenza, esistono studi approfonditi che dal 2004 hanno dato vita alla scienza dell’attribuzione.

Un metodo di lavoro con cui è possibile calcolare se i cambiamenti climatici hanno reso un qualsiasi evento estremo più (o meno) probabile o intenso.

Sull’argomento il World Weather Attribution ha svolto numerosi studi, analizzando sia gli incendi che le alluvioni diventate molto frequenti anche nel nostro paese.

Possiamo notare dunque, che gli errori più frequenti nella narrazione di disastri ambientali come quello avvenuto in California, o come l’alluvione che ha devastato Valencia lo scorso ottobre, sono tre:

  • ignorare del tutto i cambiamenti climatici
  • non fornire sufficienti prove riguardo l’azione dei cambiamenti climatici sull’ambiente
  • considerare, per contro, i cambiamenti climatici come l’unica causa di un qualunque evento meteorologico estremo
La questione non dovrebbe essere se i cambiamenti climatici provocano o meno un disastro ambientale, ma quanto questi possano influenzare la probabilità che accada e la loro intensità. 

Tutti gli eventi meteorologici hanno cause multiple, ma nel clima pre-industriale le ondate di calore, decisive anche nel favorire la propagazione di incendi, si verificavano 1 volta ogni 10 anni: oggi hanno una frequenza di 2,8 volte ogni dieci anni, con una temperatura più calda di 1,2°C.

Gli altri fattori decisivi nello sviluppo di un incendio sono la siccità e i venti forti. Il termine tecnico è quello di “fire weather” ovvero l’insieme delle condizioni meteorologiche che favoriscono gli incendi. Ciò che è accaduto a Los Angeles dimostra come i periodi in cui queste condizioni sono più frequenti si stiano allungando.

Secondo studi condotti dalla University of California il combustibile a disposizione degli incendi è cresciuto del 25% a causa del cambiamento climatico. Un fatto dovuto a periodi di intense piogge in cui la vegetazione può crescere rigogliosa, seguiti da periodi di siccità in cui può rapidamente inaridirsi. Il termine utilizzato dai media italiani è “colpo di frusta climatico”. Il sud dell’Europa, l’Eurasia settentrionale, gli Stati Uniti e l’Australia sono tra i luoghi più esposti a questo fenomeno.

In tema ambientale il ruolo del racconto giornalistico è decisivo, ma le informazioni devono necessariamente essere attinenti alla realtà e basate su fonti scientifiche, evitando di diffondere notizie inesatte o incomplete. 

Anche nel caso di Los Angeles, non sono mancate le fake news. Il proprietario di X Elon Mask, ha parlato ad esempio di inefficienza dei pompieri e confermato, a suo avviso, un fantomatico “complotto globalista per scatenare una guerra economica e deindustrializzare gli Stati Uniti”.

In questo ambito il lavoro giornalistico dovrebbe attenersi ad un percorso che può partire da nozioni semplici, come la differenza tra meteo e clima o tra andamento globale e effetti locali. Così è possibile spiegare con precisione studi più complessi come le relazioni tra eventi estremi e cambiamenti climatici.