Protocollo di Kyoto, 20 anni dopo

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Un bilancio storico e prospettive future.

Il 16 febbraio 2005 è una data che ha segnato un momento cruciale nella storia delle politiche climatiche globali: l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, il primo trattato internazionale vincolante finalizzato alla riduzione delle emissioni di gas serra.

Nato dagli sforzi della terza Conferenza delle Parti (COP3) della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) nel 1997, il Protocollo ha richiesto anni di negoziati e compromessi per vedere la luce.

Questo processo complesso ha coinvolto centinaia di delegati internazionali, evidenziando quanto fosse difficile trovare un accordo su un tema globale come il cambiamento climatico.

Uno degli aspetti più rivoluzionari del Protocollo di Kyoto è stato il suo impatto sulla comunicazione ambientale.

Per la prima volta, un trattato internazionale ha spinto governi, organizzazioni non governative e media a parlare di cambiamenti climatici in termini concreti e scientifici, sensibilizzando l’opinione pubblica su scala globale.

Kyoto ha fornito un linguaggio comune per affrontare temi complessi come il riscaldamento globale e l’effetto serra.

Dopo l'entrata in vigore del Protocollo, si sono moltiplicate campagne di sensibilizzazione, documentari, articoli e iniziative educative che hanno contribuito ad aumentare la consapevolezza pubblica e la pressione sui decisori politici e sulle aziende per adottare pratiche sostenibili.

Adottato nel 1997 ed entrato in vigore nel 2005, il Protocollo rappresentava un impegno concreto dei Paesi industrializzati per ridurre le emissioni di gas serra del 5% rispetto ai livelli del 1990 entro il periodo 2008-2012.

Tra i suoi strumenti più innovativi, ricordiamo i meccanismi di flessibilità, come il Clean Development Mechanism (CDM) e il Joint Implementation (JI). Questi permettevano ai Paesi di investire in progetti di riduzione delle emissioni all’estero. Inoltre, il sistema di scambio delle quote di emissioni (ETS), è stata una delle prime applicazioni del mercato delle emissioni, poi ripreso e ampliato nell’Unione Europea.

Questo approccio era principalmente top-down, con obiettivi vincolanti stabiliti centralmente per i Paesi industrializzati. Diverso è per l’Accordo di Parigi del 2015, che segue un approccio bottom-up, permettendo ai Paesi di definire autonomamente i propri impegni (Nationally Determined Contributions – NDC).

Nel periodo di attuazione del Protocollo, sono stati raggiunti alcuni risultati significativi, come la riduzione delle emissioni nei Paesi dell’Unione Europea (circa il 20% in meno rispetto al 1990 entro il 2012, secondo l’EEA).

Tuttavia, non sono mancate criticità. Si è verificata l’assenza di partecipazione da parte di grandi emettitori, come gli Stati Uniti, che non hanno mai ratificato il trattato. Ci sono state anche difficoltà di coinvolgere Paesi emergenti come Cina e India, non obbligati a ridurre le emissioni nella prima fase del Protocollo.

Nonostante gli sforzi, le emissioni globali sono aumentate del 24% tra il 1990 e il 2010, secondo i dati dell’IPCC, evidenziando l’efficacia limitata del Protocollo su scala globale.

Il Protocollo di Kyoto ha posto le fondamenta per l’Accordo di Parigi del 2015, che ha coinvolto per la prima volta tutti i Paesi in un impegno collettivo per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C.

Se Kyoto è stato il punto di partenza, Parigi rappresenta la sfida più ambiziosa e inclusiva.

Il cammino è quindi ancora lungo. Le emissioni globali continuano a crescere, e gli effetti del cambiamento climatico sono sempre più evidenti. L’eredità di Kyoto dimostra però che la cooperazione internazionale è possibile.

La lotta al cambiamento climatico richiede un impegno congiunto, supportato da una comunicazione efficace e trasparente.

A vent’anni dall’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, è chiaro che questo trattato ha rappresentato un momento cruciale nella storia delle politiche climatiche globali.

Pur con i suoi limiti, Kyoto ha aperto la strada a una nuova era di cooperazione internazionale e ha trasformato il modo in cui comunichiamo e affrontiamo il cambiamento climatico. 

Guardando al futuro, l’impegno preso a Kyoto ci ricorda che il tempo per agire è ora. Ogni passo, per quanto piccolo, contribuisce a costruire un pianeta più sostenibile per le generazioni future.