Un ulivo per contrastare l’imposizione del fossile

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Il 5 aprile nel comune abruzzese di Sulmona, attiviste e attivisti hanno dimostrato dissenso verso la centrale di compressione in costruzione, che ha comportato l’abbattimento di oltre 300 ulivi e lo sbancamento di una vallata. Per protesta hanno piantato un albero di ulivo all’interno del cantiere, intorno a cui hanno inscenato un’azione teatrale.

La contestata centrale vorrebbe convogliare il metano lungo il gasdotto Linea Adriatica (anche questo in costruzione) che da Sulmona risale a Minerbio, in provincia di Bologna. Ne abbiamo parlato con Mario Pizzola, storico attivista abruzzese della campagna Per il Clima, fuori dal Fossile e dei Comitati cittadini per l’Ambiente di Sulmona.

Perché un ulivo?

L’ulivo è il simbolo della vita contro l’asfissia. L’asfissia è questa infrastruttura fossile, che consiste nella centrale e nel gasdotto Linea Adriatica realizzata dal gestore energetico Snam e imposta dal Governo nonostante la contrarietà di Comuni, Provincia e Regione.

A Casa Pente a Sulmona, la Snam ha abbattuto 317 ulivi, nonostante siano specie protette, per dare spazio a quattro linee di gasdotto. Hanno poi sbancato ettari di campagna per costruire la centrale di compressione del gas.

Per questo abbiamo voluto piantare questo albero, all’interno del cantiere, inscenando una piccola azione teatrale.

Intorno all’albero le persone ballano in cerchio, in un rituale di rinascita, quando arriva una figura nera incappucciata. Azionando una finta motosega, questa uccide l’albero e ferma la resistenza del popolo. Dopo poco le persone riprendono vita intorno all’ulivo. Questo a testimoniare la volontà del nostro territorio di rinascere, di resistere e continuare a lottare.

Qui il video.

Casa Pente è anche un sito archeologico. Quanto è importante la cultura per salvaguardare l’ambiente?

Importantissima, se solo venisse presa in considerazione. Gli scavi di archeologia preventiva hanno scoperto un grande villaggio con 40 capanne, tettoie e recinti per animali, risalirebbe secondo la Soprintendenza ad un periodo di circa 4200 anni fa. Eppure gli organi del Ministero della Cultura incredibilmente ne hanno autorizzato la distruzione al fine di consentire alla Snam di costruire la centrale.

Non è la prima volta che fate azioni dirompenti e artistiche contro il cantiere…

Abbiamo svolto dentro al cantiere diverse manifestazioni: le persone sono con noi, dal 2008 a Sulmona lottiamo contro questo progetto. Si era fermato, ce l’avevamo quasi fatta, quando la guerra in Ucraina è stata il pretesto per rilanciare il progetto.

Che impatto ha avuto sulla popolazione in termini di consapevolezza?

La protesta, unita alla creatività, all’umorismo, alla caricatura, coinvolgono e attirano le persone, al contempo obbligano istituzioni e aziende a considerare la nostra posizione. In questi anni siamo riusciti a metterci in rete con altri territori, ma soprattutto a coinvolgere le nuove generazioni, cosa non scontata in questi territori.

Il Comitato No Snam L’Aquila ora è creato per lo più da giovani e studenti molto determinati e consapevoli. A Sulmona invece siamo noi cittadini a portare avanti la lotta da decenni. Questa nostra modalità di porci e comunicare mette in difficoltà la Snam, che tiene molto a difendere la sua immagine. 

Perché la Linea Adriatica è così dannosa per l’ambiente?

In primo luogo perché è una infrastruttura fossile che ci legherà almeno per i prossimi 30 anni, quando invece dovremmo abbandonare le fonti fossili entro il 2030. Poi perché dai metanodotti fuoriescono emissioni fuggitive di metano, gas molto più climalterante della CO2.

Questi tubi passeranno in terreni fragili, boscosi, terremotati, già colpiti da dissesto idrogeologico. Un enorme danno inutile, poiché il consumo di gas è crollato negli ultimi anni, le infrastrutture esistenti sono sufficienti e dovremmo iniziare a dismettere quelle.

Sabato prossimo a Ravenna ci sarà una manifestazione “Usciamo dalla camera a gas”, ci sarete anche voi di Sulmona?

Assolutamente sì. A Ravenna questa settimana si tiene l’Omc, la conferenza a cui parteciperanno tutte le multinazionali del fossile. Nelle campagne tra Ravenna e Forlì i cantieri della Linea Adriatica sono già attivi. A Ravenna poi è appena giunto il rigassificatore, altra infrastruttura per il fossile. Noi ci saremo e faremo sentire la nostra voce.